Incipit, chi ben comincia è a metà del libro!
RUBRICA di consigli di lettura del lunedì – speciale LUCCIOLA
Lunedì 25 Aprile 2022
“C’era una volta, nello spazio, un lontanissimo pianeta blu. A prima vista sembrava solo una normale sfera blu, tanto che astronomi e astronauti non gli avevano dedicato che qualche rapida occhiata. Una volta al giorno, in un’orbita circolare, una luna compiva un giro attorno al pianeta, il sole sorgeva e tramontava, la brezza faceva ondeggiare l’erba e i fiori e dalle alte montagne le cascate si buttavano giù in gole profonde. Nel cielo vagavano le nuvole, dietro cui brillavano le stelle. Le terre erano di ogni forma e dimensione e intorno a ciascuna c’era un mare che a volte era uno specchio azzurro e altre volte era così agitato e grigio che le onde, rovesciandosi sulla riva, ricadevano sulla sabbia in migliaia di goccioline.
Ma c’era una cosa che rendeva quanto mai singolare il pianeta blu: ci vivevano solo bambini. Ovviamente piante e animali non mancavano, ma per il resto c’erano soltanto bambini, bambini di ogni genere: piccoli e grandi, grassi e magri, e anche strani, come quello che vedi allo specchio. Erano più di cento, i bambini: insomma, innumerevoli.”
Chissà, nell’Universo infinito, quanti pianeti esistono simili eppure diversi alla nostra Terra…
Lì, dove il nostro occhio non arriva, sul pianeta blu (luogo incantato, che non richiede nemmeno una lettera maiuscola per definirsi), vivono eterni bambini in piena armonia col tutto, senza leggi né cultura: essi sono natura. Gli elementi li avvolgono, fra meraviglie e pericoli, in una festa perenne fra cascate, riti di caccia, dischiudersi di fiori, inseguimenti di lucciole ed attese. In un mondo in cui nessun adulto potrebbe vivere.
L’equilibrio sottile si rompe un giorno, a ridosso di un evento prodigioso che si ripete sul pianeta blu ogni anno: il risveglio dal letargo delle farfalle nella grotta sul monte Luce, per un volo tutto colore lungo un giorno, sopra terre, mari, monti e valli, per poi tornare nell’oscurità della grotta.
E un giorno, mentre alcuni bimbi, che abitano su una piccola isola del pianeta, attendono la grande meraviglia, dallo spazio cade un’astronave che trasporta uno strano uomo, un adulto, chiamato Gaio Fracasso. Burlone e strampalato, egli vaga per lo spazio, promettendo la felicità, trasportato da un trabiccolo che usa una particolarissima propulsione. Come una sorta di malefico maieuta, cava fuori dai bambini dell’isola desideri che essi non avevano mai osato nemmeno immaginare, direzionandoli con abilità. E così dà loro il dono del volo, rubando la polvere alle farfalle; la possibilità di non doversi mai lavare, creando con l’arcobaleno e le cascate una sostanza speciale detta teflono; allontana dalla loro porzione di cielo le nubi, inchiodandovi il sole, per non far più sopraggiungere le tenebre. Ma tutto ha un costo: lo ha per i bambini dell’isola, infatti ad ogni desiderio che Fracasso induce in loro corrisponde la richiesta di un pezzettino della loro giovinezza, e lo ha per il resto del pianeta blu. Là dove son state ricacciate le nubi e il sole non giunge più esistono altri bimbi, che osservano la loro parte di mondo andare alla deriva, fra gelo e tenebre. Toccherà a due dei bambini volanti, Brimir e Hulda, toccare i limiti di una felicità insostenibile, perdersi e ritrovare la verità.
Nel finale del racconto, non senza passare attraverso resistenze ed avversità, il conflitto verrà evitato, l’equilibrio ristabilito, l’allegro Mefistofele smascherato ed il suo sogno segreto assecondato dall’astuzia degli abitanti dell’isola che sapranno rivolgere a loro favore le circostanze.
La promessa di felicità… quanti nodi contiene la parola di Gaio Fracasso? Viviamo in un sistema che costantemente si offre di avverare i nostri desideri a costi apparentemente bassi, ma, a guardare bene, questo stesso sistema abbatte giorno dopo giorno verità e bellezza, con conseguenze insostenibili, pascendoci in un oceano di illusioni.
Quante cose ci sono in questa storia! Partendo da una situazione fiabesca, Magnason ricostruisce la nostra società in scala fantastica, regalandoci spunti di natura filosofica ed ecologica, ragionamenti sulla natura e sul destino dell’umanità e, soprattutto, generando domande riguardo la nostra capacità di andare oltre i piccoli egoismi.
“La storia del pianeta blu” è un libro che è stato scritto nel 1999, un’opera sospesa a metà strada fra una distopia saramaghiana, un concentrato faustiano ed una favola di Andersen, abitata da personaggi degni di Jarry, scritta con una prosa arguta e scorrevolissima, fatta di immagini poetiche e vivide, e assai ben tradotta da Maria Cristina Lombardi. Il suo autore, Andri Snær Magnason, islandese di nascita, è sì uno scrittore, un intellettuale che da tempo si occupa di divulgazione scientifica e temi ambientali, un poeta, performer ed attivista, ma si è anche candidato alle ultime elezioni presidenziali del suo Paese. Con questo libro, pubblicato in 26 nazioni, ha vinto numerosi premi: il Premio per la Letteratura islandese, il Premio Janusz Korczak e il West Nordic Council’s Children and Youth Literature Prize.
Colpisce pensare che questa storia abbia già più di vent’anni di vita e che in questo lasso di tempo l’urgenza legata a i cambiamenti climatici ci stia sempre più rendendo difficile immaginare un mondo dove l’uomo sia cosciente di essere parte della natura e non suo demiurgo. Eppure continuare a raccontare storie e parlare per metafore è certamente una delle ultime azioni che ci resta per modificare il nostro pensiero e la nostra cultura, cercando, proprio attraverso la letteratura, quella scintilla che brilla nel fondo anche dei cuori più duri e capace d’incendiare la cieca notte in cui siamo precipitati, ritrovando l’ardore che solo i fanciulli abitano.
LA STORIA DEL PIANETA BLU di Andri Snær Magnason, illustrato da Andrea Antinori, traduzione di Maria Cristina Lombardi, Iperborea, 2022, pp. 192.
Età di lettura: dagli 8 anni
(Maria)