INCIPIT 25 NOVEMBRE Il ragazzo che nuotava con i piranha

Incipit , chi ben comincia è a metà del libro!
RUBRICA di consigli di lettura del lunedì

David Almond, ill. di Oliver Jeffers,traduzione di Giuseppe Iacobaci, Il ragazzo che nuotava con i piranha, Salani 2019, pp.256.

“Ecco una domanda. Come la prenderesti se qualcuno della tua famiglia – lo zio Ernie, mettiamo – decidesse di trasformare casa in una fabbrica di pesce in scatola?”

Stanley Potts è accolto amorevolmente in casa degli zii alla morte dei suoi genitori. Ma quando il cantiere navale Simpson chiude i battenti e lo zio Ernie perde il posto di lavoro, tutto cambia orribilmente in peggio! A notte fonda, nel buio più fitto, lo zio ha una visione: confezionare puzzolentissime scatolette di pesci rossi a casa, piazzando tutti, Stan compreso, alla catena di montaggio.
Peccato che quei pesci rossi Stan li avesse salvati dalla buste di plastica alla bancarella del pesca-la-papera!
È troppo per Stan, che decide di unirsi al sign. Dostoyevskij, il proprietario della bancarella pesca- la- papera e a sua figlia Nitasha, seguendoli in roulotte in viaggio verso il Luna Park.
Inizia così il secondo capitolo del libro e della vita di Stanley Potts,” in uno spiazzo sterrato, in una città lontana, circondato da un pugno di quelli che qualcuno definirebbe vagabondi o sbandati” : l’uomo che non ride da vent’anni, l’uomo cinghiale e la donna con le zanne, il pescirossista e il leggendario Pancho Pirelli, l’uomo che nuota nella vasca dei piranha. Sarà proprio lui a vedere in quel ragazzino mingherlino il suo successore. Riuscirà Stan a… tuffarsi nel suo destino?

David Almond ci regala un altro ragazzino speciale, come Mina o il bambino che si arrampico’ fino alla luna e lo fa con la sua straordinaria sensibilità, divertendosi perfino a scuotere il lettore, rivolgendogli domande dirette per poi farlo immergere – ancora più a capofitto – nella storia!
I personaggi disegnati da Oliver Jeffers sono meravigliosamente strambi, traspare dai suoi tratti sottili il loro cuore buono e accompagnano il lettore in questo mondo stravagante e un po’ retro’.
( Mariella)
Età di lettura: dagli 8 anni

INCIPIT rubrica dei consigli di lettura del lunedì 18 novembre GUFO, E’ ORA DI DORMIRE

INCIPIT rubrica dei consigli di lettura del lunedì 18 novembre GUFO, E’ ORA DI DORMIRE

INCIPIT, chi ben comincia è alla metà del libro
Rubrica dei consigli di lettura del lunedì
18 NOVEMBRE
Arnold Lobel (traduzione di Cristina Brambilla), GUFO, E’ ORA DI DORMIRE, Milano,
Collana Superbaba di Babalibri, 2019, pp. 72
In libreria da novembre

“Gufo era a casa sua quella sera.
Che bella sensazione starsene accanto al camino – disse,
mentre fuori fa freddo e nevica. – …”

“Owl at home” è il titolo originale di cinque piccoli racconti che nel 1975 l’autore Arnold Lobel dedica alle imprese quotidiane di uno strampalato gufo. Lobel è stato un grande scrittore ed illustratore di letteratura per l’infanzia statunitense, attivo sin dalla fine degli anni ’50, al quale dobbiamo alcuni capolavori assoluti fra cui la serie “Frog and Toad”. Probabilmente, per chiunque sia stato bambino fra gli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso nell’emisfero occidentale, i suoi disegni avranno qualcosa di familiare, un tratto rassicurante che dipinge un universo accogliente e gioioso.
La casa editrice Babalibri, che certo non ha bisogno di presentazioni, sceglie di pubblicare la storia GUFO, E’ ORA DI DORMIRE! nella nuova collana Superbaba dedicata ai primi lettori, dai 6 agli 8 anni, scritta in stampatello maiuscolo o minuscolo, e che per ogni testo fornisce delle interessanti schede pedagogiche, scaricabili sul sito www.babalibri.it, dove vengono suggerite chiavi di lettura ed attività da accompagnarvi.
In cinque piccole storie che raccontano le imprese di un gufo, Lobel narra con smisurata tenerezza emozioni e temi complessi, come la gentilezza, la malinconia, la paura, la tristezza, la solitudine, l’amicizia e la vecchiaia.
Nella sua accogliente abitazione, dove il cuore della casa è un grande caminetto, Gufo si muove, ingannando il tempo e la solitudine, parlando fra sé e compiendo azioni buffe, insensate, surreali, proprio come quelle che ognuno di noi compie a volte nel suo privato, e che agli occhi di un estraneo potrebbero risultare stupide, ma che per chi le agisce hanno un senso pieno, intimo, magico, rituale. Ed ecco che Gufo accoglie, in una notte di tormenta, nella sua calda casetta Inverno, credendo di fare cosa gradita, per poi ritrovarsi invaso dalla neve e da un vento ghiacciato; che si spaventa per i suoi stessi piedi che sotto le lenzuola sembrano due strane e grosse gobbe ai piedi del letto; che prepara e sorseggia un thé di lacrime; che insegue e sperimenta il dono dell’ubiquità fra il piano di sotto ed il piano di sopra della sua abitazione; che passeggia di notte verso casa in un colloquio commovente e leopardiano con l’amica luna.
Un minuscolo, immenso libro, con illustrazioni dal gusto antico, dai colori pastello e dai chiaroscuri marcati, ritratti delle mille sfumature di un’umanissima anima animale catturata, quasi fotografata, in situazioni diverse. Il testo procede secondo i canoni della fiaba, semplice ma evocativo, e assieme ricco di ironia.

Allora perché non immaginare anche un’edizione di formato più grande, per poter donare anche ad occhi più piccoli queste preziose storie che con la loro luce sanno illuminare anche lì dove c’è buio, come la bugia che Gufo tiene in mano proprio nell’immagine di copertina.

(Maria)

Età di lettura dai 5 anni.

INCIPIT rubrica di consigli di lettura del lunedì 11 novembre L’uccellino rosso

INCIPIT rubrica di consigli di lettura del lunedì 11 novembre L’uccellino rosso

INCIPIT, chi ben comincia è alla metà del libro
Rubrica dei consigli di lettura del lunedì
11 NOVEMBRE
Astrid Lindgren – traduzione di Laura Cangemi, L’uccellino rosso, Milano, Iperborea, 2019, pp. 127
In libreria dal 16 ottobre

“MOLTO TEMPO FA, NEI GIORNI DELLA MISERIA …”
Cominciano tutti così i quattro racconti della grande Astrid Lindgren, finora inediti in Italia e scritti nel 1959, pubblicati nel mese scorso da Iperborea Casa Editrice, con il titolo del primo, “L’uccellino rosso” (in realtà nell’originale svedese il titolo della raccolta è “Sunnanän”, il felice paese di “Pratofiorito” che compare nella prima storia).
Si tratta dell’ultima “perla” della collana di narrativa Miniborei, composta tutta da titoli di letteratura di autori nordeuropei (in linea con la specializzazione editoriale della casa) e che ha ricevuto proprio quest’anno il premio Andersen. Tanti i libri finora selezionati e premiati in vari contesti, sia per l’alta qualità delle storie e per l’eccellenza delle traduzioni (anche in questo caso opera di Laura Cangemi), sia per la veste grafica accurata ed il formato realmente tascabile.
Quattro fiabe quindi, che sembrano immerse in un’aria cristallina, simile a quella che possiamo percepire dopo una nevicata in montagna. Tutte hanno per protagonisti bambini: Mattias e Anna, Malin, Stina e Nils. I primi due sono una coppia fratelli orfani, costretti a lavorare duramente in una stalla. Un giorno inseguendo un uccellino rosso, arrivano alle porte di “Pratofiorito”, un luogo fatato dove i bambini giocano, accuditi da una mamma che prepara deliziosi cibi. La piccola Malin, orfana, vive in un ospizio per i poveri, ma sa che se riuscirà a piantare un tiglio suonatore e ad avere un usignolo canterino tutto intorno a lei cambierà. “Tum tum tum tante pecore oggi quante nel dì passato, ben alto è lo steccato”: dopo aver recitato quest’antica filastrocca, Stina Maria finisce prigioniera del magico popolo dei “sottoterrestri”, di cui il nonno le ha tanto raccontato. Costretto a letto dalla malattia, Nils si ritrova in sogno tra le mura del castello dipinto nella sua stanza e coraggiosamente riesce a salvare il re Magnus rinchiuso nella torre.
Atmosfere quindi molto diverse da quelle scanzonate e irriverenti della notissima Pippi: storie molto reali d’infanzia deprivata, che si confronta in vario modo con la durezza del mondo degli adulti e della vita quotidiana. Questa viene affrontata con coraggio e determinazione; il mondo fantastico è però per tutti i protagonisti un rifugio, un ristoro e un prezioso alleato, quasi un “pulsante segreto” che se trovato permette di prendere fiato e affrontare la realtà circostante. Un tocco particolare viene dato dall’alternanza di rosso e grigio delle illustrazioni, che sembra quasi rimarcare il contrasto tra fantasia e realtà.
Mi ha colpito poi il “panorama nordico” nel quale le storie sono immerse: la rappresentazione della natura scandinava, davvero spietata in inverno ma ricca di profumi e colori nella breve stagione primaverile ed estiva, mi ha richiamato alla mente la durezza del clima sperimentata in pieno giugno, durante un recente viaggio in Norvegia, subito però stemperata all’apparire (assai raro e breve in verità) del sole.
Freddo, freddissimo, quindi. Ma forse più fa freddo e più il cuore e le membra possono essere scaldati dal calore e dalla luce dell’immaginazione e delle storie.

(Francesca)

Età di lettura dagli 8 anni

INCIPIT rubrica dei consigli di lettura del lunedì 4 novembre LUPA BIANCA LUPO NERO

INCIPIT rubrica dei consigli di lettura del lunedì 4 novembre LUPA BIANCA LUPO NERO

Incipit , chi ben comincia è a metà del libro!
RUBRICA di consigli di lettura del lunedì
 
Marie-Aude Murail, traduzione di F. Angelini, Lupa bianca lupo nero, @Giunti 2019, pp 272.
 
“Sauver aprì lentamente la porta della sala d’attesa: spesso chi non era preparato sussultava per la sorpresa, vedendolo.
“Signora Dutilleux?”
La donna spalancò gli occhi, Margaux li abbassò.
“Abbiamo un appuntamento: sono Sauver Saint-Yves. Prego accomodatevi.”
 
Marie-Aude Murail torna in libreria con un nuovo romanzo, anzi con una nuova stagione, la prima (in Francia ne sono già uscite cinque) di “Saveur e figlio “. Saveur Saint -Yves lo psicologo e il figlio Lazare di otto anni, che trascorre il suo tempo ad origliare le conversazioni che il padre ha con i suoi pazienti.
Alla complessità dei drammi familiari all’interno delle relazioni tra adulti e adolescenti, si aggiungono i conflitti causati dai pregiudizi più comuni, che sfociano in chiare forme di razzismo.
“Quando non sai dove stai andando, guarda da dove vieni”, nell’epigrafe del libro la Murail cita il proverbio africano ed è questo uno dei nodi più profondi da sciogliere per tutti i personaggi, ma soprattutto per Saveur padre, sollecitato Lazare che chiede di sapere chi fosse sua madre e perché lui ha la pelle più chiara del papà.
Quello che amo di Marie Aude Murail è il suo stile, unico e speciale, di raccontare la vita dei suoi personaggi.
E ‘ come se in principio la scrittrice gettasse per aria i mille pezzi di un puzzle. Il lettore li vede sparpagliati agitarsi sul tavolo, nella frenetica voglia di ricomporsi alla ricerca dei loro pezzi mancanti e infine unirsi a tutti gli altri per ritrovare l’immagine completa di sé. Non tutti ci riescono, la soluzione non è sempre a portata di mano e ci sono campi nel quadro che restano aperti.
Come ha scritto Nadia Terranova nella sua recensione del libro apparsa il 20 settembre su Il foglio “– è una storia che si spinge sull’orizzonte fino al quale possiamo spostare il confine di chi siamo, e lo sposta ancora e ancora e ancora avanti e oltre, con la grazia tipica di Murail, la scrittrice più brava di tutti a raccontare gli esseri umani senza risparmiarsi in audacia, attenzione e ironia”.
 
Per lettrici e lettori dai 14 anni
(Mariella)
Incipit. Rubrica dei consigli di lettura del lunedì. 28 ottobre : LA PIETRA BLU

Incipit. Rubrica dei consigli di lettura del lunedì. 28 ottobre : LA PIETRA BLU

Incipit, chi ben comincia è a metà del libro!
Rubrica di consigli di lettura del lunedì
Jimmy Liao – La pietra blu, Camelozampa 2019, albo in cartonato cm. 20,5 x 24, 148 pp. In libreria dal 17 ottobre.
The blue stone è un’opera del taiwanese Jimmy Liao risalente al 2006, pubblicata ora in Italia dalla padovana Camelozampa, giovane ed autorevole casa editrice indipendente, sempre attenta in questi quasi dieci anni di attività a coltivare la bibliodiversità nelle sue pubblicazioni di letteratura per l’infanzia. La bella traduzione di questo piccolo romanzo per immagini è a cura di Silvia Torchio, cui mai smetteremo di essere grati, poiché è grazie a lei che la produzione di Liao è approdata in Italia.
Per chi ama gli albi illustrati e segue da vicino l’evoluzione della letteratura dedicata all’infanzia oggi, il nome di Liao suona un po’ come quello di una rock star, con all’attivo più di 50 pubblicazioni, tradotte in 15 lingue. Ed effettivamente nella sua Taiwan sono sorti parchi a tema dedicati alla sua opera, i suoi disegni si trovano su fermate della metro, orologi, aeromobili e dai suoi libri sono stati tratti numerosi film. Eppure questa grande produzione non cade mai nello scontato né nella ripetizione, mantenendo – grazie ad una poetica ferrea e a un talento sconfinato ed immaginifico – la capacità di smuovere emozioni profonde e delicate.
Ci sono dei temi e dei segni che tornano in molti dei libri di Jimmy Liao, frutti di un’immaginario unico, a cavallo fra una modernità rutilante ed un gusto raffinato per la tradizione espressiva orientale.
Il viaggio è certamente uno dei topoi più cari allo scrittore, ed è proprio di un viaggio nello spazio e nel tempo, reale e metaforico che parla La pietra blu.
La pietra blu giace serena nel profondo della foresta: attraversa indenne stagioni e calamità naturali, immersa in una natura selvaggia che si cura da sé. Un giorno la mano dell’uomo trova la pietra blu e la spacca in due, lasciandone una parte nel luogo d’origine e rimuovendo l’altra, che servirà per la costruzione di un’enorme scultura. Da qui il meccanismo si ripete sempre uguale: la parte estirpata alla foresta viaggia per il mondo, ogni volta qualcuno la trova e la trasforma in qualcosa; poi questo qualcosa, sebbene inizialmente oggetto di ammirazione, viene dimenticato o subisce un incidente, per cui la pietra di cui è costituito si risveglia, avverte nostalgia per la metà lontana nella foresta e va in pezzi, si spacca, si crepa, come un cuore sofferente. E di nuovo la parte di essa rimasta più intatta arriva nelle mani di qualcuno che vi ricaverà qualcosa d’altro. Sinché, quasi totalmente disfatta, la pietra blu riuscirà a portare a termine il suo lungo viaggio, ricongiungendosi alla sua altra metà, che l’attende, serena, nella foresta.
Nelle tavole de La pietra blu, nitide e precise, convivono oscurità e brillantezza, dolore ed allegria. La prospettiva infantile sulle cose del mondo coesiste con uno sguardo malinconico, in un caleidoscopio di yin e yang, dove la notte si tramuta in giorno ed il giorno in notte. Scenari naturali e metropolitani si alternano, abitati da bambini, lune, animali giganti e palloncini su uno sfondo di blu sempre diversi.
Apriamo il libro e la dedica “ a mio padre e a mia madre”, che subito salta agli occhi, dichiara di cosa si parlerà: d’amore. Sì, La Pietra Blu è forse il racconto della nostalgia per il luogo della nostra origine, dell’inconscio desiderio di tornare al grembo da cui siamo partiti per il nostro viaggio. O forse La Pietra Blu è un moderno racconto di quel mito dell’androgino che Aristofane raccontò nel Simposio di Platone: un’armonia spezzata, un’essere mozzo che sempre va ricercando la sua metà perduta per il mondo. Comunque sia, La Pietra Blu è uno struggente canto d’amore per il pianeta, per l’essere umano e per l’arte, tanto complesso quanto disarmante. Io l’ho letto assieme a mia figlia, che ha cinque anni, e ci siamo commosse, e ci siamo abbracciate come due pietre. Blu.
Età di lettura dai 6 anni.