UNA FRASE, UN RIGO APPENA …Agili, freschi, estivi consigli di lettura del lunedì
27 giugno – BEEZUS E RAMONA, di Beverly Cleary, @Il barbagianni editore 2022.
“Qualche volta Ramona non mi piace per niente, invece mi dovrebbe piacere perché è mia sorella e …accidenti, anche se è piccola, non potrebbe essere un po’ più come le sorelle degli altri?”
Che spasso questa Ramona e che santa sua sorella maggiore Beatrice, detta Beezus! Dispetti, capricci e guai a non finire si susseguono in questa che in America è considerata una vera serie cult, scritta dall’amata Beverly Cleary, autrice di “Caro Mr. Henshaw” (Il barbagianni 2021) e tradotta ancora una volta dalla mitica Susanna Mattiangeli. Ramona ha quattro anni, ama farsi leggere sempre le storie sulle scavatrici e a detta di mamma e di sorella “è semplicemente esasperante!”. Ha un’immaginazione infinita, va in giro con delle buffe orecchie da coniglio e non perde occasione per combinarne di tutti i colori! Ma Ramona non è la sola protagonista, sua sorella Beatrice, ribattezzata Beezus proprio dalla sorellina, è indiscutibilmente un personaggio interessante. Beatrice/Beezus ha quasi dieci anni, aiuta spesso la mamma a tenere a bada Ramona, anche se il più delle volte ne esce sconfitta e per questo comincia a sentire il peso delle angherie subite… Non si scelgono i fratelli o le sorelle, ci capitano così come sono e a volte, come capirà Beezus, ci possiamo permettere, di non volergli bene…Che bel sollievo, non trovate?
Consigliatissimo per lettori e lettrici dai 7 anni!
Agili, freschi, estivi consigli di lettura del lunedì
20 giugno – IL SEGRETO DELLA HUDSON QUEEN, di Jacob Wegelius, @iperborea Iperborea Casa Editrice 2022.
Se avete amato come noi le avventure di Sally Jones, non potete perdervi il nuovo capitolo della sua storia!
Uscito a maggio scorso, IL SEGRETO DELLA HUDSON QUEEN (così come il primo e pluripremiato episodio, LA SCIMMIA DELL’ASSASSINO), è romanzo di pura avventura, come i grandi classici, ma anche un giallo, con misteri da risolvere e intrighi da svelare. La vecchia e amata nave Hudson Queen cela al suo interno un segreto che porterà Sally Jones e Henry Koskela a vivere una una gangster story mozzafiato tra la malavita di Glasgow. Chi sarà il vero proprietario della magnifica collana di perle rinvenuta all’interno del timone della nave? Cercando la risposta a questa domanda i nostri eroi incappano nelle grinfie di una pericolosa banda di contrabbandieri … Il mistero verrà poi svelato in un commovente finale.
Sally Jones (apparsa per la prima volta in LA LEGGENDA DI SALLY JONES Orecchio Acerbo, 2017) è la voce narrante della storia anche in questo secondo episodio. Il suo personaggio colpisce ancora una volta al cuore ed è il vero cardine intorno al quale ruota tutto il libro: gorilla che non parla ma legge e scrive alla perfezione, provetta macchinista e marinaia, è caratterizzata dai sentimenti umani, primi fra tutti uno spiccato senso di giustizia e di integrità morale. Possiede la capacità di vivere in maniera autentica e devota i vincoli di amicizia, il che la rende profondamente affezionata innanzitutto al suo amico e compagno Henry Koskela. Il ritmo narrativo dello scrittore svedese Jacob Wegelius è incalzante e ricco di colpi di scena e come sempre magistrale è la traduzione di Laura Cangemi.
Consigliatissimo per lettori e lettrici avventurosi dai 10 anni in su e adulti amanti del genere!
La nostra nuova rubrica di consigli di lettura, piccina, picciò:
UNA FRASE, UN RIGO APPENA…
L’ESTATE DEI TUFFI di Sara Stridsberg, illustrazioni di Sara Lundberg, Orecchio Acerbo, 2022
A volte le persone spariscono, anche se restano vive. Sprofondano in una tristezza cui nessuno può avere accesso. Questo è ciò che accade al papà di Zoe, che ci racconta di un’estate di tanti anni fa, quando frequentando l’ospedale dove era ricoverato il suo papà, incontrò Sabina la nuotatrice e conobbe qualcosa che non sapeva del mondo e degli uomini.
Scritto da Sara Stridsberg, femminista, autrice e drammaturga svedese, vincitrice del Nordisk råds litteraturpris, pagina dopo pagina svela le potenti illustrazioni di Sara Lundberg (la cui conoscenza in italia dobbiamo proprio ad Orecchio Acerbo, che nel 2021 pubblicò il suo “Le ali di Berta”) che tengono assieme tutti i colori del mondo. Un albo che riesce a parlare di disagio mentale senza tabù, cogliendo i turbamenti, le domande e la curiosità proprie di una prospettiva bambina, che, nel suo eterno presente, sa, forse meglio di tanti adulti, ascoltare la sofferenza. Un albo tanto atteso, in un inverno che convive con l’estate, lì dove vivono le anime incrinate.
Parole chiave? AMICIZIA – CRESCITA – SALUTE MENTALE
“Penso che il mio papà è come gli alberi.
D’inverno fa finta di essere morto. Poi, d’estate, risuscita”
Cosa più di una valigia evoca la voglia di viaggiare e girare il mondo?
Dalla penna di Sabrina Giarratana, premio Andersen 2022 come migliore autrice, e con le illustrazioni di Pia Valentinis (Andersen come migliore illustratrice nel 2002), nasce questa raccolta di agili filastrocche sul tema del viaggio e della scoperta, dell’andare e del tornare, pubblicata per la prima volta da Nuove edizioni romane nel 2009 e riproposta ora da Parapiglia.
Incipit, chi ben comincia è a metà del libro! Rubrica di consigli di lettura, a cura delle libraie
Lo scarabeo vola al tramonto di Maria Gripe, Iperborea maggio 2022, pp.384.
“Tu che siedi con questo libro in mano.
Tu che lo apri, e giri le pagine preparandoti a leggere, hai pensato a una cosa?
Non tutti leggono gli stessi libri.
Come mai tu hai scelto di leggere proprio questo, e proprio ora?
È solo una coincidenza, un caso? Lo credi davvero?”
È già tutta qui la natura misteriosa di questa storia ed in poche righe Maria Gripe ci apre le porte del suo mondo e invita il lettore ad entrare: l’ignoto che non fa paura, ma incuriosisce e stimola domande.
Lungo il cammino ci si chiede continuamente se intervenga il destino o se siano solo delle coincidenze. Ma procediamo con ordine e mettiamo subito in chiaro chi è stata Maria Gripe e perché Lo scarabeo vola al tramonto è considerato uno dei classici scandinavi più letti e amati al mondo. Scritto nel 1978 e pubblicato in una prima edizione italiana nella collana Super Junior Mondadori nel 1998, la casa editrice Iperborea ci restituisce una edizione raffinata tradotta da Laura Cangemi, con una copertina evocatrice a cura di Francesca Corso.
Maria Gripe è stata una delle scrittrici svedesi, la cui opera ha ottenuto tra i più importanti premi per la letteratura: la targa Nils Holgerson nel 1963, il Premio Astrid Lindgren nel 1972 e il premio Andersen nel 1974. La scrittrice dichiarò che nell’età più matura la sua scrittura fu senza dubbio influenzata dalle opere delle sorelle Brontë e da Edgar Allan Poe. In Lo scarabeo vola al tramonto il lettore non riesce a staccare gli occhi dalla pagina per il susseguirsi di rivelazioni e svelamenti, nel perfetto meccanismo di intreccio tra reale e sovrannaturale, immedesimandosi di volta in volta nei tre protagonisti: Annika razionale e romantica, Jonas suo fratello, novello detective munito di registratore e il coraggioso e saggio amico David, sempre pronto a lasciarsi andare alle suggestioni del momento e del luogo.
In una limpida sera d’estate, i tre amici si imbattono per caso nel giardino di una casa di fine Settecento, casa Selander, che da anni è gestita come pensione dalla signora Goransson. Un’ombra intravista lungo il fiume, un sogno premonitore, una maledizione che regna sulla casa sono i primi elementi che suscitano nei ragazzi la curiosità di saperne di più. E quando alla mamma di Annika e Jonas viene chiesto di occuparsi delle piante della casa, i ragazzi si offrono volontariamente di svolgere il compito.
La casa, con le sue stanze proibite e piante, tra cui la Selandria Aegyptica, una pianta sensibile alle attenzioni e cure degli umani tanto da comunicare con le sue foglie, è lo scenario di tutta l’avventura, che assumerà tinte di suspense, sarà piena di colpi di scena e di personaggi enigmatici. Non mancano poi gli “aiuti magici” degli animali, lo scarabeo a cui fa riferimento il titolo del romanzo, che farà scoprire ai tre protagonisti uno scambio epistolare tra due giovani amanti Emilie e Andreas, le cui vite saranno tragicamente influenzate dalla presenza di una statua egizia considerata maledetta. E ancora l’aiuto “a distanza” della misteriosa signora Julia, che al telefono intratterrà David con una serie di conversazioni e partite di scacchi, che faciliteranno la ricostruzione dei fatti. E infine quando crescerà l’interesse di tutta la comunità per la caccia alla statua egizia, ad aiutare i tre ragazzi interverrà anche il colto ed entusiasta signor Lindroth, che grazie alle sue intuizioni offrirà molti spunti ai fini della ricerca.
Ho amato questo romanzo, come avrete capito, ma posso dire con assoluta certezza di esser rimasta colpita da come Maria Gripe sia riuscita a caratterizzare così profondamente i suoi personaggi e a farlo emergere pagina dopo pagina fino al momento, a mio parere più interessante, ovvero quando i ragazzi iniziano a leggere lo scambio epistolare tra i giovani amanti Emilie e Andreas. Dalla lettura emergono i diversi ruoli di genere imposti dalla società di fine Settecento e mentre Annika, si interroga a lungo sul comportamento della giovane Emilie, che a casa attende da “brava ragazza” il ritorno del suo amato, David dall’interpretazione degli scritti resta incantato dalle idee rivoluzionarie di Andreas, allievo del naturalista Carlo Linneo convinto di una teoria dell’appartenenza di tutte le specie viventi a un unico spirito. I ragazzi si confrontano appassionatamente su questi temi, accettando reciprocamente pareri e giudizi e mettendo il lettore nella posizione di abbracciare i vari punti di vista, in una visione inclusiva e globale della sfera umana e sociale. E alla fine, l’impressione che resta più addosso è quella che i destini degli umani siano fatti di scelte e rinunce.
Care lettrici e cari lettori, non rinunciate a questo romanzo!
Incipit, chi ben comincia è a metà del libro! RUBRICA di consigli di lettura del lunedì
Lunedì 16 Maggio 2022
“Qualcuno in casa aveva lasciato il rubinetto aperto e piccole gocce d’acqua cadevano pian piano dentro il lavandino, una alla volta, una dopo l’altra, per ore e ore. Il padrone di casa non tornò mai più, chissà dov’era finito, forse era andato alle isole Figi, magari partito per cercare la fortuna dove ci sono le miniere d’oro blu, in Africa, dicono. Alla fine accadde che l’acqua, a forza di accumularsi, rimbalzare, scivolare su e giù, fece nascere un uomo, un uomo alto, blu, trasparente e cristallino.
Un uomo d’acqua, appunto”.
Dopo qualche anno di assenza dagli scaffali, Zoolibri pubblica una nuova edizione del prezioso albo “L’uomo d’acqua e la sua fontana”. Scritta da Ivo Rosati ed illustrata da Gabriel Pacheco, questa storia è una sorta di leggenda, contata da un narratore onnisciente, sulla falsa riga di un racconto tradizionale. Scritta da Rosati nel 2004, venne pubblicata nel 2008 da Zoolibri – ed allora arricchita dalle illustrazioni di Pacheco. Fu subito un successo: selezionato come finalista per Miglior Albo illustrato per il Premio Andersen; presentato alla Mostra Internazionale d’illustrazione di Sarmede; selezionato nella rosa dei Migliori 100 albi CJ Picture Book Festival 1 edition.
E’ probabile che la fantasia di Ivo Rosati (emiliano doc ed autore,ancora per Zoolibri, dell’albo “Il ballerino del silenzio”) abbia un debito con le trovate fantastiche di Gianni Rodari. La storia de “L’uomo d’acqua e la sua fontana” mi ha riportato, infatti, alle storie di “Giovannino Perdigiorno”; un debito magari meno dichiarato rispetto a quello di Beatrice Alemagna che, con il suo “La bambina di vetro”, uscito nel 2020 per Topipittori, interpreta liberamente proprio il mondo rodariano degli uomini di vetro. Ma ogni debito letterario è una scatola cinese, le storie sono intrise di fonti ed ogni letteratura porta in sé meta-letteratura: anche nel libro di Rodari, la “storia madre” dell’uomo d’acqua, aleggia un fantasma buono, quello di Omero, padre di tutte le storie. Infatti potrebbe Giovannino essere un piccolo e tenace Odisseo, certamente più vicino al sentire dei bambini che, nella costruzione di mondi nuovi partono dal sogno, piuttosto che dalle macerie. Nel 1973 il maestro di Omegna inizia a far viaggiare un bambino attraverso una geografia immaginaria gremita dai popoli più strambi (come non pensare lotofagi, ciclopi, sirene?). Le filastrocche di Giovannino si fanno, così, dispositivo umoristico per provocare la mente dei bambini a riflettere riguardo il pregiudizio e la diversità e costruiscono un itinerario che mai si arrende nella ricerca di un luogo ideale, come a dire che il viaggio di ciascuno mai va interrotto e che non ci si debba rassegnare mai. Torniamo, però, al nostro uomo d’acqua e alla sua storia. Nato da una dimenticanza, un rubinetto aperto, egli non somiglia a nessuno eppure non se ne cura e se ne va per le strade, con il suo ciuffo blu, bagnando qua, creando pozzanghere là. Agli uomini non piace , così trasparente, e vorrebbero fermarlo, ma, si sa, l’acqua sguiscia e va e così lui. A volte si nasconde mescolandosi con altra acqua, a volte innaffia fiori, riempie bicchieri di assetati. Poi, poco alla volta, la diffidenza cessa e gli uomini ci fanno amicizia. Finché un giorno… un grosso temporale e pioggia che lo chiama: e l’uomo d’acqua si deve trovare, capire cos’è, che fare. E giunge a una fontana, nel paese di Corticella (che è anche un luogo reale, nel Comune di Bologna), dove, infine, si riposa e, come schizzo di fontana, viaggia da fermo, salvo riuscir fuori la notte per sgranchirsi i piedi. L’intreccio sì suggestivo denuncia da sé, senza necessità d’interpretazione, tutta la sua profondità. Solitudine, identità, esclusione, comunità, destino… tutto in forma d’acqua.
Le illustrazioni dell’illustratore messicano Gabriel Pacheco rendono, attraverso un tratto esatto eppure confuso con il tutto dell’immagine, in uno stile pittorico che sembra situarsi fra realismo magico e simbolismo, un puro senso di spiritualità, fatto di un grigio che per magia sconfina nell’azzurro, raccontando di una trasparenza che l’anima sempre rincorre in un interminabile viaggio.
Elemento prezioso, basico, necessario. Principio di tutte le cose, l’acqua è dove nasciamo e poi viaggiamo noi (e dove va Ulisse, se non per mare?!), nell’acqua vivono i pesci, senza acqua non c’è vita. E come la vita l’acqua scorre, cambia forma, come le relazioni, le percezioni, la fortuna. Muta. Come le storie. Da millenni, in fondo, raccontiamo sempre la stessa storia.
L’UOMO D’ACQUA E LA SUA FONTANA di Ivo Rosati, illustrato da Gabriel Pacheco, Zoolibri, 2022, pp. 32.
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