Incipit, chi ben comincia è a metà del libro!
RUBRICA di consigli di lettura del lunedì
12 OTTOBRE
“MARY
Odiava l’ospedale. Odiava attraversarne i corridoi. Odiava tutto dell’ospedale.
Tutto tranne una cosa. La nonna.
Odiava l’ospedale, ma voleva bene alla nonna.”
Ad opera di Roddy Doyle – l’eclettico, abile e prolifico scrittore dublinese (un dubliners che non ama Joyce!)- LA GITA DI MEZZANOTTE è un commovente romanzo per ragazzi e non, a metà strada tra il romanzo familiare e quello di formazione. Un libro dove incontriamo e approfondiamo quattro personaggi femminili, ognuna con la sua forma unica, e dove la voce dell’autore, pur narrando in terza persona, riesce a farsi prossima allo zero, quasi trasparente e priva di caratterizzazione di genere. Come a dire che quando si scrive si è posseduti dai personaggi…
La trama la sintetizza perfettamente Doyle nelle ultime pagine del romanzo. Si tratta di un viaggio speciale: quattro generazioni di donne che partono per una gita insieme. Una di queste morta, un’altra moribonda, un’altra che guida e un’altra appena agli inizi. Ma un viaggio che, prima di essere reale, si fa viaggio nella memoria e nel tempo. Ecco la costellazione familiare: Mary è una figlia, un’undicenne sulla soglia dell’adolescenza che si è appena dovuta separare dalla sua migliore amica ed ex vicina di casa. Scarlett è una madre di tre figli e una figlia, affettuosa e generosa. Emer è una nonna, una madre ed una figlia, alla fine della sua vita, trascorre il tempo in un letto d’ospedale sonnecchiando, fra una visita e l’altra della figlia e della nipote. Tansey è un fantasma, nonché mamma di Emer, nonna di Scarlett e bisnonna di Mary, morta giovanissima a causa dell’influenza.
Sebbene l’azione del romanzo sia ambientata sostanzialmente in un’unica giornata, un’unità di tempo prismatica che riflette la storia di una famiglia attraverso quattro generazioni di donne, diviso in capitoli numerati e capitoli intitolati con i nomi dei personaggi che si alternano, dopo un prologo che vede l’apparizione del fantasma agli occhi della acerba Mary (come non pensare ad un allegro ribaltamento dello spettro del padre di Amleto?), nella prima parte del romanzo, tutto gira attorno ad un luogo della memoria ed un unico drammatico evento, vissuto, ricordato o ascoltato da prospettive differenti e che ha avuto effetti intensi e duraturi sulla storia familiare. Vivide immagini raccontano il giorno della morte della poco più che ventenne Tansey nella vecchia fattoria di famiglia, dovuta ad una fatale influenza passatale dalla figlioletta, e, insieme, l’ultimo ricordo che Emer conserverà di sua madre. La seconda parte del romanzo passa dalla reviviscenza di questo evento cardine, dei suoi effetti e delle emozioni che scatena, alla dinamica. Mary, Scarlett e Tansey decidono di andare a trovare Emer in ospedale, da dove la preleveranno per fare una gita notturna, che, sulla scorta dell’improvvisazione, le guiderà da Dulbino a Wexford, presso la fattoria di famiglia, ormai disabitata, senza più tetto, senza più pavimento, per finire al mare. Sino alle prime luci dell’alba le protagoniste si ritroveranno, attraverso gesti semplici e dialoghi ilari e affettuosi.
Il viaggio è una metafora dichiarata, partendo dalla cartina dell’Irlanda e, nel dettaglio, del tragitto che le protagoniste percorreranno messa in apertura di libro, passando per essere tema centrale reale e metaforico della narrazione (“Ho sempre apprezzato una bella curva” dice Tansey […] “Non sai mai quello che viene dopo.”), per giungere alla onnipresente diade morte e vita, mai esposta filosoficamente, ma totalmente incarnata nei personaggi, che ne rappresentano i diversi segmenti.
Un libro portentoso sulle generazioni, sulla complessità e l’importanza dei legami, del detto e del non detto, della comprensione che può regalare lo sguardo dell’altro sulle cose, lo sciogliere i nodi, della crescita e dell’accettazione degli eventi e della propria storia. Roddy Doyle riesce a parlare di tutte queste cose in poche pagine, con leggerezza, ironia e disincanto.
Insomma, l’autore dell’ormai classico (e amatissimo) IL TRATTAMENTO RIDARELLI, oltre che di THE COMMITMENTS (di cui è stato anche sceneggiatore per la versione cinematografica) in attività dalla seconda metà degli anni ottanta non sbaglia un colpo.
LA GITA DI MEZZANOTTE di Roddy Doyle, Adriano Salani Editore, 2012, pp. 160.
Età di lettura: dagli 11 anni
(Maria)