INCIPIA, chi ben comincia è a metà del libro!
RUBRICA di consigli di lettura del lunedì
3 FEBBRAIO 2020
Beatrice Alemagna, La bambina di vetro, #Topipittori, 2020, pp.32.

“Un giorno, in un villaggio vicino a Bilbao e a Firenze, nacque un bambino di vetro. Anzi, una bambina.”

Pubblicata in Francia nel 2002 con il titolo Gisèle de verre, La bambina di vetro di Beatrice Alemagna approda finalmente in Italia, grazie alla casa editrice #Topipittori, nell’anno dei festeggiamenti per il centenario della nascita del maestro Gianni Rodari. L’autrice stessa dichiara di essersi ispirata al Giacomo di cristallo, che tanto aveva amato da piccola e aggiunge “La bambina di vetro ero io, quando soffrivo disperatamente di non poter dire tutto quello che pensavo. La bambina di vetro contiene tutta la mia infanzia. Quella a bocca aperta, piena di libertà e di poesia” (dal blog di Topipittori https://www.topipittori.it/it/topipittori/la-bambina-di-vetro-contiene-tutta-la-mia-infanzia).
A differenza del suo fratello italiano, Gisèle non viene messa in prigione, forse sì, aggiungerei io, ma non “fisicamente” , mi spiego meglio. Gisèle nasce pura e luminosa e continua a crescere così trasparente che chiunque può leggere i suoi pensieri, belli o brutti che siano, ed il suo corpo è così fragile da incrinarsi, quando prova momenti di tristezza o di rabbia. La gente che prima si affollava per vederla, ora inorridisce davanti ai suoi pensieri “veri”, fatti anche di corvi neri, rifiuta il suo essere, la giudica e tormenta, la esclude e costringe a fuggire, in cerca di un luogo da poter chiamare casa. Non si tratta di una fuga dal Male, bensì di un gesto di ribellione e di fatto una prova di coraggio che l’eroina, come da tradizione fiabesca, compie per ritrovare la fiducia in se stessa e tornare a casa più forte di prima, completamente libera! Ancora una volta Beatrice Alemagna, ci fa dono di un personaggio delicatissimo, della stessa pasta “malfatta” che appare agli occhi di quei perfetti: incompleto eppure integro nel trovare la forza di credere in se stesso, trasparente eppure così profondo da aver compreso a pieno la realtà, molto più complessa di quanto appaia, fragile eppure così coraggioso e determinato alla ricerca di un posto nel mondo capace di accogliere l’altro senza paura.
Come ha scritto Anna Castagnoli nel suo saggio di introduzione al lavoro di Beatrice Alemagna, che nel 2010 fu ospite d’onore della Mostra internazionale di Illustrazione di Sàrmede: “ Vi invito a non avere paura: non sono emozioni drammatiche quelle che vibrano nei libri di Beatrice Alemagna: c’è la solitudine, è vero, c’è l’amarezza dell’essere diversi, la fatica di essere distratti e perdere pezzi di sé…ma tutta questa fatica di esistere è quella dell’infanzia: per essere consolati, c’è solo bisogno di un sorriso amico e un gelato al pistacchio” (tratto da Il mondo delle cose fragili, saggio su Beatrice Alemagna, Le immagini della fantasia, Sarmède 2010).

Vogliamo già un gran bene alla bambina di vetro 

Età di lettura dai cinque anni
(Mariella)