Félicette
“Come nelle storie più belle, Félicette era una gatta: una gatta di strada, per di più, e di strada parigina. Nella sua storia, che è una storia vera, ci sono parti certe, altre che immaginiamo; ma quel che è sicuro è che questa è la storia del primo gatto nello spazio.”
Molti di noi ricordano Laika, la cagnetta inviata in orbita a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2 nel 1957, ma pochi sanno che in realtà gli animali mandati dall’uomo nello spazio negli anni ‘50 e ’60, per scopi sperimentali, furono davvero tanti: conigli, ratti, scimmie, topi, cani e, appunto, gatti.
Un albo uscito a fine maggio per Topipittori, una vera “chicca” per gli amanti dei gatti e dei cieli stellati (ma non solo), autrice la giornalista trentina Elisabetta Curzel ed illustratrice Anna Resmini, ci racconta la storia di Félicette: una gatta randagia che nel 1963 venne fatta salire su un razzo (chiamato Véronique, francese come lei quindi) e catapultata tra le stelle. Dopo aver sperimentato per qualche minuto l’assenza di gravità la gatta tornò poi viva a Terra, lanciata a bordo di un paracadute.
L’avventura di Félicette, come ci racconta l’autrice stessa nell’articolo dedicato al libro sul blog della casa editrice, è rimasta pressoché sconosciuta per molti anni. A gennaio di quest’anno lo Smithsonian Institute di Washington le ha dedicato un lungo articolo in occasione della realizzazione di una statua in bronzo (custodita presso l’International Space University di Strasburgo), che raffigura appunto la gatta cosmonauta, appollaiata sul pianeta Terra e con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Elisabetta Curzel riesce a rendere accattivante la storia di Félicette, utilizzando un linguaggio piano e pacato, non senza una punta d’ironia negli interventi “gatteschi”. Il punto di vista dal quale è narrata la storia è infatti quello della felina astronauta: “Gli scienziati erano molto felici di rivederla viva (e chi mancherebbe pure, pensò Félicette); “C’è chi dice, però, che nonostante (…) l’idea di essere il primo gatto del mondo a guardare la terra dall’alto, e ad accorgersi che era molto più grande di quanto qualsiasi pennuto avrebbe mai visto in vita sua, le provocò un mezzo sorriso”.
Alla fine, pochi anni dopo il “lancio” di Félicette, l’uomo arrivò davvero sulla luna, grazie anche alle sperimentazioni sugli animali che permisero di “testare” la resistenza del corpo alle condizioni fisiche estreme dei viaggi spaziali. Un utilizzo strumentale degli animali dunque, in questo caso come in tanti altri, assai diffuso all’epoca e che oggi, forse, dopo tanti anni di lotte per la tutela dei diritti dei nostri amici (anche se purtroppo assistiamo spesso ad episodi di crudeltà e violenza, come quello recentissimo dell’elefantessa barbaramente uccisa in India) non sarebbe così scontato.
Una menzione particolare meritano le splendide illustrazioni di Anna Resmini, realizzate con tecniche di stampa d’arte, tutte giocate su colori “notturni” dal nero al blu, ai vari toni d’azzurro, dove si stagliano gialle, rosse e arancioni le sagome dei razzi e dei pianeti.
Particolare anche la raffigurazione di Félicette, un’elegante silouhette tutta in nero, con sottili baffi bianchi ed un piccolo naso pure bianco, che poi “esplode” nelle ultime due pagine, in cui finalmente possiamo vedere il muso della gatta a tutto tondo e i suoi due grandi occhi, in cui si riflette il cielo scuro puntinato di bianco.
Il testo in stampato maiuscolo rende l’albo adatto anche per le prime letture autonome nella scuola primaria.
FÉLICETTE di Elisabetta Curzel, illustrazioni di Anna Resmini, Topipittori, 2020
Dai 7 anni
(Francesca)