Oggi Maria vi racconta “UNA STELLA DI NOME AJAX” di Ulf Stark, illustrato da Stina Wirsén, uscito da poco in Italia con Iperborea, la casa editrice milanese specializzata in letteratura scandinava, nel suo catalogo MINIBOREI dedicato a piccole grandi storie per grandi piccoli lettori.
Con il titolo originale di “En stjärna vid namn Ajax”, Stark ci offre un racconto tenero e profondo sul legame che si stabilisce fra un bambino ed il suo cane; una fiaba sulla vita che sboccia e su quella che volge al tramonto, una storia sull’amore inter-specie, su stelle e desideri, sulla morte, la sua accettazione ed il suo superamento. Delicata e misteriosa è la corrispondenza d’amorosi sensi che si crea fra l’infanzia ed il mondo animale, fatta d’intensità comunicativa che passa attraverso gesti istintivi ed un riconoscimento sincero.
Il cane Ajax ha sette anni quando gli arriva un bambino, si chiama Johan e strilla! Gesto dopo gesto, il rapporto tra i due si costruisce, con Ajax che sostiene e cura e Johan che, scoprendo, porta allegria. C’è la mamma di Johan e c’è un cavallo; ogni giorno che passa, Joahn cresce. E Ajax invecchia. Si incontrano giocando, sulla neve, a guardar le stelle, ma pian piano l’energia dell’uno aumenta e quella dell’altro diminuisce. Ora è il bambino a prendersi cura del cane, a leggergli storie, a trainarlo sullo slittino. Poi, una sera, quando Johan ha sette anni, Ajax si addormenta e non si risveglia più: sognando è volato in cielo. Mentre tutti dormono, Johan guarda le stelle nel cielo e si chiede dove sia il suo cane: decide di andare a cercarlo e, in sella al cavallo, va dalle strade del suo paese allo spazio cosmico. Lassù Johan trova la stella di Ajax, che ha persino il suo muso, e vorrebbe portarsela via, ma il Tutto appare e gli spiega che non è possibile, nessuno può tirare giù una stella. E però la nostalgia di Johan è tale che farebbe qualsiasi cosa per quella stella. Allora il Tutto gli offre l’ombra della stella, se risponderà ad un indovinello. Il bambino risponde (gli indovinelli erano un gioco suo e di Ajax), l’universo si ferma un attimo e poi riprende, e se ne va via, in groppa al destriero, verso casa. Mette l’ombra della stella sotto al suo letto, a volte gli sembra sentirla abbaiare. Finché un giorno…
La narrazione, tutta incentrata sulla diade bambino-cane, pur mantenendo un tono sospeso, è piena di dettagli, che aprono ad un pensiero magico, ad una storia che diviene di tutti. La scrittura di Stark qui è lontana dai ritratti buffi, grintosi, portentosi, e non prende mai i toni disincantati di tanti altri suoi romanzi, dove anche i temi più sottili si mescolano allo scherzo e all’ironia. Qui si vola verso un firmamento di poesia, volando sopra le cose del mondo.
Questo piccolo libro si accompagna a delle splendide illustrazioni di Stina Wirsén, attualmente una delle più note illustratrici svedesi contemporanee: figure, colorate solo in parte (sembra a china), che vivono in assenza di sfondo, sulla pagina bianca, ad eccezione di alcuni portentosi scorci di cieli stellati.
La traduzione, particolarmente sensibile, è a cura di Samanta K. Milton Kwnoles nata a Stoccolma da madre svedese e padre americano. La Milton Knowels si trasferisce molto presto in Italia, dove vive tutt’ora, collaborando come traduttrice editoriale dallo svedese, dall’inglese e dal danese per diverse case editrici, ha alle spalle una laurea in Studi Interculturali presso l’Università degli Studi di Firenze con una tesi sulla traduzione cinese di Pippi Calzelunghe.
E poi c’é Ulf Stark, della cui scrittura qui ho già detto: questo piccolo libro esce originalmente in Svezia nel 2007. Spesso le sue storie si ispirano ad eventi biografici, a persone reali, che vengono trasformati in personaggi di carta e dipinti con affetto. Il tema della morte viene spesso affrontato dallo scrittore, che riesce a passarlo con delicatezza ai suoi piccoli lettori, pensiamo a “Sai fischiare, Joanna?” e alla parlante metafora dell’aquilone; ma viene da pensare tanto, e soprattutto, al capolavoro, uscito postumo nel 2018 (e arrivato da noi nel 2020) “Rymlingarna”, “La grande fuga” in cui il piccolo Ulf ed il burbero nonno Gottfrid scappano insieme dalla clinica dove quest’ultimo è ricoverato, in barba ad ogni buonsenso, verso la libertà, ovvero la casa sull’isola dove il nonno e la nonna si sono amati.
Mi chiedo in “Una stella di nome Ajax” se e cosa ci sia della vita di Stark, magari la rielaborazione di un’esperienza familiare. Sarà capitato a molti di noi di perdere un amico animale e vivere questa triste esperienza assieme ai nostri figli. A me è capitato recentemente e, ahi noi più di una volta, di condividere tali perdite ed osservo in mia figlia l’immanenza del ricordo, vivo nella malinconia e nel sorriso, come se, davvero, per lei quegli amici perduti siano diventati stelle fisse, guide gentili, isole di piccole memorie cui ritornare.
Quando ci troviamo al cospetto di un animale capita di percepirne chiaramente l’energia, attraverso i movimenti che compie ed il calore che emana. Ad ogni animale la sua energia, ma anche ad ogni età dell’animale un modo diverso di abitarla ed emanarla. Altrettanto le piante, piccoli fremiti che prendono per dare, colorano e rinfrescano, effimere o secolari. Ciò, evidentemente, capita anche per le persone (siamo animali, dopo tutto), ma per alcune è più netto percepirle, per altre meno, pieni come siamo di sovrastrutture, profumi e regole. Con l’infanzia però è diverso. Ogni bambino possiede una corrente di energia sottile, libera e liberatoria, le loro manine, i loro sorrisi, le calde lacrime aprono crepe, ci commuovono e toccano parti dell’anima del mondo. Bambini ed animali illuminano l’ombra.
Una storia che rimargina ferite e carezza l’anima, da leggere stando vicini ai nostri bambini.
Età di lettura dai 4 anni.
Maria