Incipit, chi ben comincia è a metà del libro! RUBRICA di consigli di lettura del lunedì
Lunedì 16 Maggio 2022
“Qualcuno in casa aveva lasciato il rubinetto aperto e piccole gocce d’acqua cadevano pian piano dentro il lavandino, una alla volta, una dopo l’altra, per ore e ore. Il padrone di casa non tornò mai più, chissà dov’era finito, forse era andato alle isole Figi, magari partito per cercare la fortuna dove ci sono le miniere d’oro blu, in Africa, dicono. Alla fine accadde che l’acqua, a forza di accumularsi, rimbalzare, scivolare su e giù, fece nascere un uomo, un uomo alto, blu, trasparente e cristallino.
Un uomo d’acqua, appunto”.
Dopo qualche anno di assenza dagli scaffali, Zoolibri pubblica una nuova edizione del prezioso albo “L’uomo d’acqua e la sua fontana”. Scritta da Ivo Rosati ed illustrata da Gabriel Pacheco, questa storia è una sorta di leggenda, contata da un narratore onnisciente, sulla falsa riga di un racconto tradizionale. Scritta da Rosati nel 2004, venne pubblicata nel 2008 da Zoolibri – ed allora arricchita dalle illustrazioni di Pacheco. Fu subito un successo: selezionato come finalista per Miglior Albo illustrato per il Premio Andersen; presentato alla Mostra Internazionale d’illustrazione di Sarmede; selezionato nella rosa dei Migliori 100 albi CJ Picture Book Festival 1 edition.
E’ probabile che la fantasia di Ivo Rosati (emiliano doc ed autore,ancora per Zoolibri, dell’albo “Il ballerino del silenzio”) abbia un debito con le trovate fantastiche di Gianni Rodari. La storia de “L’uomo d’acqua e la sua fontana” mi ha riportato, infatti, alle storie di “Giovannino Perdigiorno”; un debito magari meno dichiarato rispetto a quello di Beatrice Alemagna che, con il suo “La bambina di vetro”, uscito nel 2020 per Topipittori, interpreta liberamente proprio il mondo rodariano degli uomini di vetro. Ma ogni debito letterario è una scatola cinese, le storie sono intrise di fonti ed ogni letteratura porta in sé meta-letteratura: anche nel libro di Rodari, la “storia madre” dell’uomo d’acqua, aleggia un fantasma buono, quello di Omero, padre di tutte le storie. Infatti potrebbe Giovannino essere un piccolo e tenace Odisseo, certamente più vicino al sentire dei bambini che, nella costruzione di mondi nuovi partono dal sogno, piuttosto che dalle macerie. Nel 1973 il maestro di Omegna inizia a far viaggiare un bambino attraverso una geografia immaginaria gremita dai popoli più strambi (come non pensare lotofagi, ciclopi, sirene?). Le filastrocche di Giovannino si fanno, così, dispositivo umoristico per provocare la mente dei bambini a riflettere riguardo il pregiudizio e la diversità e costruiscono un itinerario che mai si arrende nella ricerca di un luogo ideale, come a dire che il viaggio di ciascuno mai va interrotto e che non ci si debba rassegnare mai. Torniamo, però, al nostro uomo d’acqua e alla sua storia. Nato da una dimenticanza, un rubinetto aperto, egli non somiglia a nessuno eppure non se ne cura e se ne va per le strade, con il suo ciuffo blu, bagnando qua, creando pozzanghere là. Agli uomini non piace , così trasparente, e vorrebbero fermarlo, ma, si sa, l’acqua sguiscia e va e così lui. A volte si nasconde mescolandosi con altra acqua, a volte innaffia fiori, riempie bicchieri di assetati. Poi, poco alla volta, la diffidenza cessa e gli uomini ci fanno amicizia. Finché un giorno… un grosso temporale e pioggia che lo chiama: e l’uomo d’acqua si deve trovare, capire cos’è, che fare. E giunge a una fontana, nel paese di Corticella (che è anche un luogo reale, nel Comune di Bologna), dove, infine, si riposa e, come schizzo di fontana, viaggia da fermo, salvo riuscir fuori la notte per sgranchirsi i piedi. L’intreccio sì suggestivo denuncia da sé, senza necessità d’interpretazione, tutta la sua profondità. Solitudine, identità, esclusione, comunità, destino… tutto in forma d’acqua.
Le illustrazioni dell’illustratore messicano Gabriel Pacheco rendono, attraverso un tratto esatto eppure confuso con il tutto dell’immagine, in uno stile pittorico che sembra situarsi fra realismo magico e simbolismo, un puro senso di spiritualità, fatto di un grigio che per magia sconfina nell’azzurro, raccontando di una trasparenza che l’anima sempre rincorre in un interminabile viaggio.
Elemento prezioso, basico, necessario. Principio di tutte le cose, l’acqua è dove nasciamo e poi viaggiamo noi (e dove va Ulisse, se non per mare?!), nell’acqua vivono i pesci, senza acqua non c’è vita. E come la vita l’acqua scorre, cambia forma, come le relazioni, le percezioni, la fortuna. Muta. Come le storie. Da millenni, in fondo, raccontiamo sempre la stessa storia.
L’UOMO D’ACQUA E LA SUA FONTANA di Ivo Rosati, illustrato da Gabriel Pacheco, Zoolibri, 2022, pp. 32.
INCIPIT, CHI BEN COMINCIA E’ ALLA META’ DEL LIBRO 9 MAGGIO 2022
IL CUSTODE DEL BOSCO
“Comincia il mattino. E io mi avventuro in un piccolo viaggio. Dipingere. Il profumo dei fiori e delle erbe aromatiche mi avvolge. Corro, con i piedi bagnati dalla rugiada, allargando le braccia come ali, e accanto a me vola un uccellino giallo.”
Il nostro INCIPIT di oggi è dedicato all’albo illustrato bilingue italiano-ucraino “Il custode del bosco” di Oleksij Čerepanov, edito da @Il castoro nello scorso mese di aprile. È il frutto di uno speciale progetto di solidarietà a sostegno di Refugees Welcome Italia. Una fiaba dall’atmosfera sognante, per far nascere e custodire nuove amicizie.
In una chiara mattinata di primavera un bambino decide di avventurarsi nel bosco per dipingere. Il suo sguardo si apre alle meraviglie incantate della natura che lo circonda. Lo accompagna in questo viaggio di scoperta un piccolo uccellino giallo, uno spirito custode del bosco, che si trasforma a tratti in un vecchio dalla lunga barba bianca. Tra sogno e realtà il bambino incontra varie creature, vere e immaginarie: elfi e volpi, unicorni e gufi, conigli, fiori variopinti e alberi millenari, che stringe in un caldo abbraccio. Tutto è possibile: cavalcare un unicorno, parlare con le nuvole ed osservare in silenzio gli elfi che vivono tra i fili d’erba. Con gli occhi pieni di bellezza il bambino tornerà poi a casa. Il bosco, da sempre potente archetipo fiabesco, diventa qui metafora di scoperta, condivisione, speranza. Basta poco, semplicemente a volte quello che abbiamo accanto, per scoprire meraviglie. Il mondo di un bambino è sempre luminoso e magico, da qualunque parte del mondo si arrivi e qualunque lingua si parli.
Mentre la guerra in Ucraina continua ad infuriare, il mondo della civiltà dell’infanzia prosegue il suo impegno educativo, culturale, inclusivo con piccoli gesti concreti. Sono oltre centomila i profughi ucraini che si trovano attualmente in Italia, in un clima di forte incertezza, senza sapere se per loro sarà possibile il ritorno a casa. Molti sono bambini: i più piccoli, inermi e innocenti sono da sempre “le prime vittime civili di ogni incivile conflitto”. Questo libro, in edizione bilingue italiano e ucraino è quindi un piccolo “ponte” per favorire nelle rispettive lingue l’integrazione e lo scambio in atto tra bambini italiani e ucraini, in fuga dalla guerra e rifugiati in Italia. L’intero ricavato della vendita delle sue copie verrà devoluto all’organizzazione Refugees Welcome Italia (www.refugees-welcome.it) per sostenere un meritorio lavoro di accoglienza dei piccoli profughi nelle famiglie.
La casa editrice Il Castoro in un’intervista ha così motivato il progetto: “Di fronte alla tragicità di quanto sta accadendo, abbiamo deciso di attivarci attraverso quello che ci rappresenta di più, ovvero il nostro lavoro di editore e le storie per bambini, dando vita a un progetto di solidarietà che ci auguriamo possa unire le persone, creando reti di sostegno e di relazioni, nonché linguistiche”. Una storia che è anche di forti legami: “Tutto nasce dall’amicizia con l’editore ucraino Ranok, di Kharkiv, che negli anni ha tradotto nel suo paese molti libri importanti del nostro catalogo, tra cui “Nebbia” di Marta Palazzesi e “Matita HB” di Susanna Mattiangeli e Rita Petruccioli”. Oleksij Cherepanov è pure un autore ucraino di Kharkiv. Dopo essersi laureato all’Istituto d’Arte della sua città natale, ha iniziato a lavorare nel campo dei libri, con oltre venti editori di diversi paesi del mondo, illustrando in particolare enciclopedie di animali e albi per bambini. La sua tecnica utilizza acquarelli e matite, evocando atmosfere intrise di poesia e amore per la natura.
Del libro si parlerà anche domenica 22 maggio al Salone del Libro di Torino (ore 14.00-Sala Gialla–PAD 2) nell’incontro «Da Kharkiv un libro italiano-ucraino per costruire ponti». Con Nello Scavo (giornalista di «Avvenire») e Matteo Bassoli (Refugees Welcome Italia) e la lettura dell’attrice Lidia Liberamn, è attesa anche la testimonianza dell’editore ucraino Ranok, al momento sfollato. Un incontro per parlare di accoglienza e integrazione in tempi di guerra, fragili, drammatici e insensati. Un piccolo messaggio di speranza, ma le cose grandi nascono, sempre, da quelle più piccole.
IL CUSTODE DEL BOSCO, di Oleksij Čerepanov, traduzione di Lorenzo Pompeo, Il castoro, 2022
Rubrica di consigli di lettura, a cura delle libraie
Come spesso accade in libreria, i libri si rincorrono e si incontrano per magia. L’incipit di questa settimana è dedicato a due albi per la primissima infanzia: Gli animali della fattoria di Francois Delebeque @L’ippocampo ragazzi e Lo sai chi siamo di Taha Hoban @Editoriale Scienza. Il motivo del loro abbinamento sarà presto detto…
Nel suo ultimo saggio “Vivere la lettura. Come legge il cervello del bambino da zero a sei anni” (Idest 2021), Luigi Paladin ribadisce a coloro i quali si occupano di progettare, realizzare, illustrare libri per la prima infanzia che “non bisogna prendere alla leggerezza la realizzazione di un libro per i più piccoli, ma attuare una ricerca documentata e finalizzata, come un divulgatore che conosce le tappe evolutive e sa finalizzare le sue abilità espressive e grafiche”. D’altronde sottolinea ancora Paladin “le continue ricerche sulla percezione ci prospettano i processi cognitivi con i quali il bambino interpreta le immagini e il testo”. Veniamo dunque, ai due albi freschi di pubblicazione in Italia, ma editi all’estero da più di un decennio (titoli originali “Les Animaux de la ferme” Editions des Grandes Personnes 2010 – “Who are they? HarpersCollins Publishers 1994).
François Delebecque è un artista visivo e fotografo, crea volumi, carrelli-scultura e cortometraggi, l’ultimo intitolato Marfatrain (2016). Accanto a tutte queste attività artistiche, pubblica libri per bambini, utilizzando ogni volta la fotografia. In “Gli animali della fattoria” dietro a ogni finestrella illustrata da una silhouette a ombre cinesi si nasconde un animale, fotografato da Delebecque. Mucca, gallina, capra, cavallo, anatra, asino, maiale, cane, gatto, coniglio, ma anche i loro simili e loro cuccioli (per far conoscere al bambino la varietà del mondo, che sia animale, umano o inanimato) sono tutti gli animali nascosti che il bambino gioca a indovinare.
Taha Hoban è stata un’artista, fotografa e film maker americana. Ha iniziato la sua carriera come fotografa pubblicitaria prima di dedicarsi alla fotografia per l’infanzia. Dagli anni ’70 è stata tra le prime a proporre albi fotografici per l’infanzia, soprattutto concept book, in cui l’originale dimensione artistica si abbina alla capacità di coinvolgere i piccoli e i giovani lettori. È riconosciuta come un’innovatrice perché ha pensato di creare dei libri in bianco e nero per i primi mesi di vita del bambino, basandosi sugli studi della percezione visiva infantile: appena nati i bambini hanno una vista poco sviluppata, con una limitata capacità di messa a fuoco. Sono pertanto attratti da immagini con contorni netti e forti contrasti di luminosità, ben staccate dal fondo, realistiche e immediatamente riconoscibili.
Nel cartonato “Lo sai chi siamo?” Tana Hoban ha realizzato un libro che raffigura tanti cuccioli di animali assieme alle loro mamme. Man mano che si scorrono le pagine, i cuccioli aumentano, da uno a cinque, così oltre al riconoscimento degli animali raffigurati con la tecnica della silhouette, si può iniziare a contare.
Tornando al saggio di Paladin, che raccoglie alcune importanti principi sulla base degli ultimi studi delle neuroscienze, mi sembra siano due i criteri di progettazione che vengono rispettati in questi due titoli:
“Silhouette come aiuto di riconoscimento: grazie alla povertà dei dettagli e all’essenzialità delle forme, la particolare tecnica di ritaglio di foglie di carta nera, definita come silhouette (dal nome di chi la inventò), favorisce il riconoscimento di oggetti o animali che si ritiene siano già conosciuti direttamente o tramite immagini fotografiche e disegni.(…) Il profilo, al pari della linea di contorno, circoscrive le peculiarità dell’animale rappresentato e fa di quell’animale una mucca, una pecora e non un maiale.
“Il cervello ha bisogno di stupirsi: al bambino piace il meccanismo della sorpresa, della scoperta, vedere cosa c’è sotto, quello che manca” e così la lettura si fa gioco e la domanda sarà: “indovina chi c’è sotto?”
Giocando con una serie di fortune e sfortune, ispirata da Remy Charlip e dal suo imperdibile “Fortunatamente” di Orecchio Acerbo, mi sento di dire che: sfortunatamente in Italia questi libri non avevano intercettato ancora il grande pubblico, ma fortunatamente da poco più di un anno editori illuminati come Camelozampa e Editoriale Scienza hanno dato il giusto valore ai suoi libri e così sono tornati disponibili: il leporello Bianco e Nero (Ed. Scienza 2021) e i due cartonati Che cos’è e Giallo, rosso, blu (editi da Camelozampa). Sfortunatamente di libri fotografici ce ne sono ancora troppo pochi, così com’è davvero poco apprezzata dagli adulti l’immagine fotografica rivolta ai bambini, ma fortunatamente per chi vive a Roma o può raggiungerla con facilità, si potrà apprezzare da vicino l’opera di Taha Hoban, visitando la mostra “Guardare è un gioco”, una mostra curata dallo Scaffale d’arte al Palazzo delle Esposizioni. E ora che ci penso meglio, siamo più fortunati di prima!
(Mariella)
Età consigliata per “Gli animali della fattoria” a partire dall’ anno e “Lo sai chi siamo?” a partire dai primi 6 mesi.
Incipit, chi ben comincia è a metà del libro! RUBRICA di consigli di lettura del lunedì – speciale LUCCIOLA
Lunedì 25 Aprile 2022
“C’era una volta, nello spazio, un lontanissimo pianeta blu. A prima vista sembrava solo una normale sfera blu, tanto che astronomi e astronauti non gli avevano dedicato che qualche rapida occhiata. Una volta al giorno, in un’orbita circolare, una luna compiva un giro attorno al pianeta, il sole sorgeva e tramontava, la brezza faceva ondeggiare l’erba e i fiori e dalle alte montagne le cascate si buttavano giù in gole profonde. Nel cielo vagavano le nuvole, dietro cui brillavano le stelle. Le terre erano di ogni forma e dimensione e intorno a ciascuna c’era un mare che a volte era uno specchio azzurro e altre volte era così agitato e grigio che le onde, rovesciandosi sulla riva, ricadevano sulla sabbia in migliaia di goccioline.
Ma c’era una cosa che rendeva quanto mai singolare il pianeta blu: ci vivevano solo bambini. Ovviamente piante e animali non mancavano, ma per il resto c’erano soltanto bambini, bambini di ogni genere: piccoli e grandi, grassi e magri, e anche strani, come quello che vedi allo specchio. Erano più di cento, i bambini: insomma, innumerevoli.”
Chissà, nell’Universo infinito, quanti pianeti esistono simili eppure diversi alla nostra Terra…
Lì, dove il nostro occhio non arriva, sul pianeta blu (luogo incantato, che non richiede nemmeno una lettera maiuscola per definirsi), vivono eterni bambini in piena armonia col tutto, senza leggi né cultura: essi sono natura. Gli elementi li avvolgono, fra meraviglie e pericoli, in una festa perenne fra cascate, riti di caccia, dischiudersi di fiori, inseguimenti di lucciole ed attese. In un mondo in cui nessun adulto potrebbe vivere.
L’equilibrio sottile si rompe un giorno, a ridosso di un evento prodigioso che si ripete sul pianeta blu ogni anno: il risveglio dal letargo delle farfalle nella grotta sul monte Luce, per un volo tutto colore lungo un giorno, sopra terre, mari, monti e valli, per poi tornare nell’oscurità della grotta.
E un giorno, mentre alcuni bimbi, che abitano su una piccola isola del pianeta, attendono la grande meraviglia, dallo spazio cade un’astronave che trasporta uno strano uomo, un adulto, chiamato Gaio Fracasso. Burlone e strampalato, egli vaga per lo spazio, promettendo la felicità, trasportato da un trabiccolo che usa una particolarissima propulsione. Come una sorta di malefico maieuta, cava fuori dai bambini dell’isola desideri che essi non avevano mai osato nemmeno immaginare, direzionandoli con abilità. E così dà loro il dono del volo, rubando la polvere alle farfalle; la possibilità di non doversi mai lavare, creando con l’arcobaleno e le cascate una sostanza speciale detta teflono; allontana dalla loro porzione di cielo le nubi, inchiodandovi il sole, per non far più sopraggiungere le tenebre. Ma tutto ha un costo: lo ha per i bambini dell’isola, infatti ad ogni desiderio che Fracasso induce in loro corrisponde la richiesta di un pezzettino della loro giovinezza, e lo ha per il resto del pianeta blu. Là dove son state ricacciate le nubi e il sole non giunge più esistono altri bimbi, che osservano la loro parte di mondo andare alla deriva, fra gelo e tenebre. Toccherà a due dei bambini volanti, Brimir e Hulda, toccare i limiti di una felicità insostenibile, perdersi e ritrovare la verità.
Nel finale del racconto, non senza passare attraverso resistenze ed avversità, il conflitto verrà evitato, l’equilibrio ristabilito, l’allegro Mefistofele smascherato ed il suo sogno segreto assecondato dall’astuzia degli abitanti dell’isola che sapranno rivolgere a loro favore le circostanze.
La promessa di felicità… quanti nodi contiene la parola di Gaio Fracasso? Viviamo in un sistema che costantemente si offre di avverare i nostri desideri a costi apparentemente bassi, ma, a guardare bene, questo stesso sistema abbatte giorno dopo giorno verità e bellezza, con conseguenze insostenibili, pascendoci in un oceano di illusioni.
Quante cose ci sono in questa storia! Partendo da una situazione fiabesca, Magnason ricostruisce la nostra società in scala fantastica, regalandoci spunti di natura filosofica ed ecologica, ragionamenti sulla natura e sul destino dell’umanità e, soprattutto, generando domande riguardo la nostra capacità di andare oltre i piccoli egoismi.
“La storia del pianeta blu” è un libro che è stato scritto nel 1999, un’opera sospesa a metà strada fra una distopia saramaghiana, un concentrato faustiano ed una favola di Andersen, abitata da personaggi degni di Jarry, scritta con una prosa arguta e scorrevolissima, fatta di immagini poetiche e vivide, e assai ben tradotta da Maria Cristina Lombardi. Il suo autore, Andri Snær Magnason, islandese di nascita, è sì uno scrittore, un intellettuale che da tempo si occupa di divulgazione scientifica e temi ambientali, un poeta, performer ed attivista, ma si è anche candidato alle ultime elezioni presidenziali del suo Paese. Con questo libro, pubblicato in 26 nazioni, ha vinto numerosi premi: il Premio per la Letteratura islandese, il Premio Janusz Korczak e il West Nordic Council’s Children and Youth Literature Prize.
Colpisce pensare che questa storia abbia già più di vent’anni di vita e che in questo lasso di tempo l’urgenza legata a i cambiamenti climatici ci stia sempre più rendendo difficile immaginare un mondo dove l’uomo sia cosciente di essere parte della natura e non suo demiurgo. Eppure continuare a raccontare storie e parlare per metafore è certamente una delle ultime azioni che ci resta per modificare il nostro pensiero e la nostra cultura, cercando, proprio attraverso la letteratura, quella scintilla che brilla nel fondo anche dei cuori più duri e capace d’incendiare la cieca notte in cui siamo precipitati, ritrovando l’ardore che solo i fanciulli abitano.
LA STORIA DEL PIANETA BLU di Andri Snær Magnason, illustrato da Andrea Antinori, traduzione di Maria Cristina Lombardi, Iperborea, 2022, pp. 192.
Libreria per Bambini e Ragazzi a Roma, nel quartiere Appio Latino. Nella nostra libreria oltre a tanti spunti di lettura, potrai seguire le nostre molteplici attività, i laboratori e gli eventi destinati ai piccoli lettori
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